Cosa resterà…

degli anni 80… a me, credo parecchie cose che che ne dica il buon  RAF. Parlando della musica, proprio lui, con la sua SELF CONTROL, mi porta alla memoria gli anni in cui STAVO CRESCENDO.

Diciamo che considero il passaggio dalla scuole medie a quelle superiori come un guado della mia vita, il momento più delicato, il momento in cui (probabilmente per ognuno di noi) ci si trova ad un bivio. Incosapevole al momento, mi sono trovato davanti alle SLIDING DOORS della mia vita, ogni decisione presa sulla direzione da prendere sarebbe potuta essere determinate.

A posteriori tutto è andato per il verso giusto, ma potrei definire il mio primo anno alle superiori come il mio ANNO DI PIOMBO, non è un caso che ho un ricorso dello stesso, quasi in bianco e nero.

Posso affermare con tutta sincerità che nella mia vita non ho mai avuto voglai di studiare, o per lo meno di studiare le cose “a dottrina” (nel senso che ho sempre apprfondito SOLO quello che mi incuriosiva), forse fidandomi, scusate l’immodestia, della mia intelligenza che mi ha sempre, o quasi, consentito di raggiungere gli obiettivi con il minimo sforzo (un ritornello dei professori “il ragazzo è intelligente ma svogliato”).  Sempre a posteriori da un lato un pò me ne rammarico, perchè quando mi sono impegnato ho sempre avuto grandi soddisfazioni, dall’altro però posso dire che HO VISSUTO la mia adolescenza…

La prima scelta, completamente sbagliata, fu quella del liceo classico ed in particolare uno dei più tosti di NAPOLI, il Sannazaro. Fui trascinato dalle scelte di gran parte dei miei compagni di classe tra cui Francesco La Gala, che consideravo il mio “amico di scuola” e di cui ho perso completamente notizie.

L’errore fu fatale, considerato che al Classico si studia sul serio. E li mi sono trovato davanti alla prima sliding doors rischiando di scegliere una brutta via… PEr ovviare alle mie mancanze di studio, decisi di sperimentare la cosa di cui avevo sentito molto parlare ma che stando alla scuola privata non ero mai riuscito a mettere in pratica: il FILONE.

Il risultato fu che mi assentai per circa un mese di fila da scuola, all’insaputa dei miei genitori ed in quel mese ne ho vissute di tutti i colori. Aprivo la mattina con un assaggio di frittura alla FRIGGITORIA VOMERO, poi passavo ad una sala giochi dove in un mese ero diventato un campione di GALAGA, il celebberrimo videogioco delle due astronavi attaccate, dopodichè si scendeva verso la VILLA COMUNALE per trovare compagni della ventura e non per passare il resto della mattinata in attesa di tornare a casa.

In quei giorni, appena quattordicenne, sono stato esposto a tutti una serie di rischi e vicende all’insaputa dei miei genitori, senza rendermene conto. A parte il fatto che il fatto di stare in giro mi comportava delle spese superiori e i vari vizi (per fortuna rimasti ad un livello ludico e alimentare) facevano aumentare il mio fabbisogno economico, non riuscendo a coprire più il tutto con la paghetta settimanale, questo mi spingeva, novello Robin Hood, a grattare  per me (i poveri) qualcosa nelle borse e nei portafogli dei miei (i ricchi). Insomma una vera e proppria parentesi grigia.

Ma anche quella la considero un’esperienza, conslusa bene, si fa per dire, non vi dico la faccia di mia madre, quando andò a fare il primo colloquio a scuola, i Professori manco si ricordavano di avere un alunno che si chiamava Aldo Carlotto, e quando tornai a casa quel giorno, giusto per darmi il colpo di grazia mia madre, non contenta, mi chiese pure come era andata a scuola, ed io, con la consueta faccia di corna, risposi pure in senso positivo, ignaro di quello che mi stava scaricando addosso in termini di cazziatone, dfu quel pomeriggio di novembre del 1983 che dissi a mia madre che volevo lasciare per sempre gli studi ed andare a lavorare dal salumiere come garzone!

Una volta che mi resi conto che l’anno era perso, avevo deciso, se non fosse per una questione di orgoglio di continuare con il Classico, poi frequentado l’oratorio, mi passarano altre idee per la testa…

Gli anni 80

I mitici anni 80 , come vengono chiamati, già li ho vissuti e li ho vissuti nella decina forse più significativa della vita di un uomo quella che va dai 10 anni ai 20 anni.

Le scuole medie inferiori e superiori, le amicizie che si saldano, le prime ragazze (quelle vere) le prime esperienze sessuali, la scoperta del mondo, già i mitici anni 80.

E chi se li scorda, il mondo si riempe di colori, il bianco e nero abbandona definitivamente la scena, inizia a formarsi dentro di me il mio essere pubblicitario, alle scuole medie inizio a raccogliere e disegnare tutti i marchi che mi capitano tra le mani, qualsiasi cosa compro o vedo che rappresenti un brand mi colpisce (Kotler, ovvimente era ancora uno sconosciuto).

Negli anni 80 assumo consapevolezza dei miei mezzi, alle scuole medie mi mettono in croce perchè ho le orecchie a sventola (più che a svenola due paralboliche con le quali all’epoca si prendeva anche Kapodistria) i primi anni sono drammatici, corro il serio rischio di crescere complessato come Robbertino di Troisi, non so come mi sono salvato, forse grazie alla mia fervida fantasia che mi teneva impegnato tanti altre cose, ma il rischio è stato grosso, anche perchè l’ambiente delle scuole medie in cui sono cresciuto non era proprio il massimo dell’orizzontalità: la scuola privata del Nazareth…

Non a caso sono davvero poche le persone con cui sono riuscito a mantenere i contatti, almeno frequentemente ancora oggi, e quei pochi li ho incrociati per motivi diversi.

In merito alle amicizie non ero ancora avezzo al crossover, non incrociavo i mondi sociali che frequentavo, tenuti tutti rigorosamente in comparti stagni, questo provoca nei ricordi delle dimnsioni parallelle, è come se avessi vissuto diverse vite, ognuna associata ad un ambiente sociale in cui mi inserivo: scuola, oratorio, palestra, vacanze.

Forse questo mi serviva per sperimentare diversi livelli del mio essere o per cambiare (migliorando o peggiorando) alcuni aspetti in un mondo piuttosto che in un altro, probabilmente (evitando di fare l’istruito…) ricalcando quello che racconta Pirandello nei suoi testi… uno, nessuno, centomila.

Questo forse mi, anzi credo sicuramente, mi ha aiutato a superare i complessi, parlando in termini di marketing, posizionandomi in maniera diversa in ogni ambiente diverso, ovvero provando a migliorarmi sugli aspetti “a rischio” una volta cambiato ambiente. Non è un concetto facile da spiegare ma forse un esempio potrebbe aiutare: se alle scuole medie mi prendevano in giro per le orecchie a sventola, nell’ambiente di vacanza era la prima cosa che facevo notare dando dimostrazione che non ne risentivo (mentendo ma funzionava).

A proposito dei limiti dell’aspetto fisico (per non parlare di bruttezza) negli anni ho consolidato l’idea che non contano, non lo dico perchè con gli anni se ne sono accumulati diversi (tra tutti la perdita dei capelli , ma a questo se ho tempo dedicherò un altro post), ma perchè se da dentro ti senti TOM CRUISE o NICOLAS CAGE e ne sei convinto, stai bene con te stesso e superi tutti i complessi.

Tornando agli anni 80, le prime associazioni spontanee che faccio sono ITALIA vince i mondiali di calcio, Canale 5 e DRIVE IN, lo YUPPISMO, CAROL ALT solo da ultimo il Muro di Berlino e la Perestroijka.

L’assenza totale di eventi legati al nostro paese, nei ricordi, fatta eccezione per un ricordo molto sbiadito della strage della stazione di Bologna (associata sempre alla mia visione dei fatti in seguito al caso Moro), la dice lunga su come io abbia vissuto con leggerezza quegli anni, che probabilmente furono vissuti con leggerenza da un pò troppa gente.

A posteriori, infatti, sapendo che cosa è potuto succedere (a partire dalla Prima Repubblica, passando per l’edonismo reganiano, per arrivare al boom, o finto boom, economico) forse darebbe valsa la pena di essere un pò più attenti…